Un furgone verde militare, ammaccato e mezzo scassato, corre rapido su una strada di campagna. Alla guida Manolo. Guarda fisso davanti a lui, guida il più veloce possibile nella semi oscurità della notte, rimbalza sul sedile, schiva buche, ma non rallenta.
Accanto a lui Simone. Tra le sue braccia un grosso Siberian husky, perde sangue, tanto sangue, Simone cerca di fermare il fiume rosso sul manto bianco con un asciugamano verde... preme con forza sulla ferita, con scarsi risultati, è ricoperto di sangue anche lui.
«Non… non puoi morire così… ti prego… Stella… Stella… resta sveglia… dai, dai, dai che siamo quasi arrivati dal veterinario... e tu corri cazzo… ma non lo vedi quanto sangue perde? Mi muore tra le mani... mi muore tra le mani se non ti muovi… corri… dai piccolina, dai, dai, dai che non è finita… dai, dai, dai, fatti forza… ne hai passate tante… non lasciarti andare proprio adesso... non lasciarti andare proprio ora». Il cane è semi cosciente, testa penzoloni, lingua di fuori che pende e oscilla come un pendolo, ha gli occhi spalancati, guarda verso il padrone con sguardo disperato, incredulo, non riesce a capire cosa gli stia succedendo, la vita lo sta lasciando e ha paura. Quella del suo padrone è una disperata corsa contro il tempo, ma lui non può capire, non può comprendere.
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